La TERAPIA CAUSALE rappresenta la prima fase, necessaria ed inderogabile, del trattamento parodontale, l’approccio di base alle infiammazioni placca associate che prevede la rimozione dei depositi batterici sopra e sotto gengivali.
Spesso la terapia non chirurgica può diventare il trattamento definitivo e risolutivo dell'infiammazione parodontale, grazie ad una strumentazione parodontale efficace, da parte di un operatore esperto e grazie anche alla collaborazione di un paziente ben motivato. Promuovere una condizione di salute parodontale e mantenere le condizioni di equilibrio raggiunte, dipende in gran parte dal grado di collaborazione, costante e continua, del paziente. Far comprendere questa importante realtà al soggetto in cura è spesso impegnativo, ma necessario e imprescindibile: il paziente è il più importante terapeuta di sé stesso.
La letteratura odontoiatrica evidence based concorda nel sostenere come la strumentazione parodontale non chirurgica si associ ad un maggior guadagno di attacco rispetto alla chirurgia. Nel tempo (5-6 anni), tutti i parametri parodontali risultano migliorati in caso di trattamento non chirurgico. Unica eccezione: in caso di tasche molto profonde, con la chirurgia si ottiene una maggiore riduzione della profondità di sondaggio, in tempi più brevi. La strumentazione parodontale non chirurgica può essere effettuata secondo molteplici e differenti protocolli.
Non esiste un protocollo ideale per la preparazione iniziale, sarà quindi l’operatore a valutare le condizioni cliniche e l’aspetto psicologico del paziente per poi decidere le modalità di trattamento più consone e personalizzate alle esigenze individuali.
A prescindere dal tipo di protocollo scelto, la terapia causale deve prevedere alcune strategie essenziali. che si possono compendiare nel:
1) saper motivare il paziente all’igiene orale domiciliare e ad un programma personalizzato di richiami periodici;
2) saper eseguire una corretta strumentazione parodontale non chirurgica, pietra miliare della terapia parodontale.
L’efficacia del trattamento parodontale non chirurgico è legata sia alla tecnica e alla manualità dell’operatore ma anche alla selezione di strumenti congrui. Per raggiungere e rimuovere depositi nelle profondità radicolari è determinante optare per strumenti sempre più miniaturizzati, ad ultrasuoni e manuali, (con parte lavorante molto ridotta: mini, micro o ultrafine). L'impiego di appoggi alternativi: extra e intraorali, l'uso di tecniche di impugnatura rinforzata, a due mani, associata a visione diretta e la scelta di posizioni quasi a "360°" attorno al paziente consentono una strumentazione efficace con risultati terapeutici molto soddisfacenti, soprattutto in elementi monoradicolati dei settori anteriori dove può essere ben superato il limite dei "5 mm", che rappresentava in passato la soglia tra terapia chirurgica e non.
Nella fase strumentale è opportuno utilizzare tecniche e mezzi di ultima generazione. Una tecnologia emergente anche nel campo della parodontologia non chirurgica è rappresentata dal Laser a lunghezza d’onda compresa tra 808 e 980 nanometri, nello spettro dell’infrarosso, con sorgente all’arsenuro di gallio, più comunemente chiamato diodo. Il laser è una radiazione luminosa con una lunghezza d’onda monocromatica, unidirezionale e coerente. Si utilizzano potenze diverse per attivare un’interazione fototermica che agisce sui diversi tessuti biologici. Il diodo laser, convogliato attraverso un sistema di trasmissione a fibre ottiche, dimostra buona affinità, specialmente per i tessuti molli. Può andare a diretto contatto con le superfici implantari e può essere utilizzato nel trattamento delle perimplantiti, di natura batterica, di grado lieve o moderato.
Verranno illustrati numerosi casi clinici, attraverso video e animazioni didattiche e con un follow up clinico variabile.
Il corso si prefigge gli obiettivi di insegnare ai partecipanti attraverso le nozioni teoriche e le esercitazioni pratiche su manichino le tecniche per praticare la strumentazione parodontale.
